Nissoria, 2 Agosto 2008
Leonforte, 16 Agosto 2008
Uno dei più bei racconti della Bibbia – la storia di Giuseppe, venduto dai fratelli e portato in Egitto – è il soggetto di questo spettacolo teatrale in due tempi.
Giuseppe l’ebreo, figlio di Giacobbe, è venduto come schiavo dai fratelli per invidia e fatto credere morto al padre. In Egitto, come schiavo, Giuseppe rivela grandi doti di intelligenza e di organizzazione, tanto da salvare il paese dalla carestia. Giuseppe possiede un’altra grande capacità: quella di sognare e di saper interpretare i sogni. Per tutto questo ottiene prestigio e riconoscimenti dal faraone. Quando i suoi fratelli un giorno, si presentano al suo cospetto – senza riconoscerlo – per chiedere carità a fronte della terribile carestia che ha colpito la terra d’Israele, Giuseppe inizialmente è animato dal desiderio di vendetta contro i fratelli che presto si trasforma, però, in perdono e amore per la famiglia ritrovata.
Ma in realtà “Il sogno di Giuseppe”, una vicenda coinvolgente e ricca di colpi di scena, è la rappresentazione di una saga, quella dell’intera famiglia di Giacobbe, che, con le sue dinamiche relazionali, ripropone i temi fondamentali dell’amore, dell’odio e del perdono evidenziando problematiche sociali (fame, carestia, schiavitù, emigrazione) di particolare interesse e attualità, oltre a rispondere al gusto di una nuova riscoperta culturale del mondo antico, ma anche teologica.
Giuseppe infatti non è arrivato in Egitto per caso o soltanto a causa della malvagità dei fratelli, ma per volontà di Dio, il quale aveva già in mente di salvare la famiglia di Giacobbe dalla carestia e per fare questo ha trasformato il male, che i fratelli di Giuseppe avevano fatto, in bene per i colpevoli stessi. Dio dunque agisce di nascosto, senza farsi notare dagli esseri umani; se la famiglia di Giuseppe è la protagonista della vicenda, potremmo dire che Dio è il regista dell’intera trama, sebbene i protagonisti non si accorgano della sua opera fin quasi alla fine della storia, quando apparirà chiaro che è Dio che ha agito per il bene della famiglia.
In un grande impianto lirico-rock, situazioni, ambientazioni e personaggi sono efficacemente evocati dalle musiche di Giampaolo Belardinelli, che hanno il pregio di suscitare vibranti atmosfere e dai testi di Pietro Castellacci, dallo stile brillante e scorrevole che sanno disegnare personaggi all’occorrenza con gran divertimento, evidenziandone la statura morale o il mondo interiore. Questo sapiente dosaggio di ironia e commozione, leggerezza e drammaticità fa di quest’opera un evento di grande rilievo poiché alla storia, di per sé suggestiva ed avvincente, si uniscono l’emozione, la magia, la forza coinvolgente del teatro e della musica...
Scopo dello spettacolo, che sarà tenuto in diversi Comuni della Provincia, è quello di coinvolgere un buon numero di giovani, impegnandoli in un’attività altamente gratificante, nel tentativo di sensibilizzarli alle differenti problematiche sociali, specie quelle riguardanti la famiglia.